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Roger Brooke Taney | |
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Foto di Mathew Brady, 1855–1860 | |
5º Presidente della Corte suprema degli Stati Uniti d'America | |
Durata mandato | 28 marzo 1836 – 12 ottobre 1864 |
Presidente | Andrew Jackson |
Predecessore | John Marshall |
Successore | Salmon Portland Chase |
12º Segretario al tesoro degli Stati Uniti d'America | |
Durata mandato | 23 settembre 1833 – 25 giugno 1834 |
Presidente | Andrew Jackson |
Predecessore | William John Duane |
Successore | Levi Woodbury |
11º Procuratore generale degli Stati Uniti d'America | |
Durata mandato | 20 luglio 1831 – 14 novembre 1833 |
Presidente | Andrew Jackson |
Predecessore | John MacPherson Berrien |
Successore | Benjamin Franklin Butler |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Democratico e Partito Federalista |
Firma |
Roger Brooke Taney (Contea di Calvert, 17 marzo 1777 – Washington, 12 ottobre 1864) è stato un avvocato e politico statunitense, che ha servito come quinto Presidente della Corte suprema degli Stati Uniti d'America, ricoprendo tale carica dal 1836 fino alla sua morte nel 1864.
Taney è tristemente noto per aver pronunciato la sentenza di maggioranza della Corte nel caso Dred Scott contro Sandford (1857), stabilendo che gli afroamericani non potevano essere considerati cittadini degli Stati Uniti e che il Congresso degli Stati Uniti non poteva vietare la schiavitù nei territori degli Stati Uniti d'America. Prima di entrare a far parte della Corte suprema, Taney ha ricoperto gli incarichi di Procuratore generale e Segretario al tesoro degli Stati Uniti sotto il Presidente Andrew Jackson. È stato il primo cattolico a servire nella Corte suprema.
Taney è nato in una famiglia benestante proprietaria di schiavi nella contea di Calvert, Maryland. È stato eletto alla Camera dei delegati del Maryland come membro del Partito Federalista, ma successivamente si è scontrato con il partito a causa della Guerra anglo-americana del 1812. Dopo essersi schierato con il Partito Democratico-Repubblicano, Taney è stato eletto al Senato del Maryland nel 1816. È emerso come uno degli avvocati più importanti dello Stato ed è stato nominato Procuratore generale del Maryland nel 1827. Taney ha sostenuto le campagne presidenziali di Andrew Jackson nel 1824 e nel 1828 ed è diventato membro del Partito Democratico di Jackson. Dopo un rimpasto del gabinetto di governo nel 1831, il Presidente Jackson ha nominato Taney come suo Procuratore generale. Taney è diventato uno dei membri più importanti del gabinetto di Jackson e ha giocato un ruolo di primo piano nella «guerra delle banche».[N 1] A partire dal 1833, Taney ha ricoperto l'incarico di Segretario al tesoro ad interim, ma la sua nomina a tale posizione è stata respinta in un secondo momento dal Senato degli Stati Uniti.
Nel 1835, dopo che i Democratici hanno preso il controllo del Senato, Jackson ha nominato Taney per succedere al defunto John Marshall, come Presidente della Corte. È stato il primo di quattro individui nominati da Democratici all'ufficio di Presidente della Corte (seguito da Melville Weston Fuller, Harlan Fiske Stone e Frederick Moore Vinson). Taney ha presieduto uno spostamento giurisprudenziale verso i diritti degli Stati federati, sebbene la sua Corte non abbia respinto l'autorità del Governo federale nella misura che molti critici di Taney hanno temuto. All'inizio degli anni 1850, Taney era ampiamente rispettato e alcuni funzionari eletti guardavano alla Corte suprema per risolvere il dibattito nazionale sulla schiavitù. Nonostante avesse emancipato i suoi schiavi e concesso pensioni a coloro che erano troppo anziani per lavorare, Taney è rimasto indignato dagli attacchi del Nord all'istituzione della schiavitù e ha cercato di utilizzare la sua decisione nel caso Dred Scott per porre fine definitivamente al dibattito sulla schiavitù nel 1857. La sentenza di Taney ha stabilito che gli afroamericani non potevano essere considerati cittadini degli Stati Uniti e che il Congresso non poteva vietare la schiavitù nei territori degli Stati Uniti. Ciò ha profondamente irritato molti nordisti e rafforzato il Partito Repubblicano; il candidato abolizionista del partito, Abraham Lincoln, ha successivamente vinto le elezioni presidenziali del 1860.
Dopo l'elezione di Lincoln, Taney ha simpatizzato con gli Stati federati del Sud e ha incolpato Lincoln per la Guerra civile americana, ma non ha rinunciato alla Corte suprema. Ha fortemente disapprovato l'interpretazione più ampia del potere esecutivo del Presidente Lincoln nella Guerra civile. In Ex parte Merryman, Taney ha stabilito che il Presidente non poteva sospendere l'habeas corpus. Lincoln ha reagito alla sentenza invocando la «non acquiescenza».[N 2] In seguito, Taney ha cercato di porre George Cadwalader, uno dei generali di Lincoln, in stato di «oltraggio alla corte» ma l'amministrazione Lincoln ha nuovamente invocato la «non acquiescenza» in risposta. Nel 1863, Lincoln ha emesso la Proclama di emancipazione nonostante le sentenze di Taney sulla schiavitù. Taney ha alla fine ceduto, affermando: «Ho esercitato tutti i poteri che la Costituzione e le leggi mi conferiscono, ma quel potere è stato sconfitto da una forza troppo forte per me da superare». Taney è morto nel 1864 e Lincoln ha nominato Salmon Portland Chase come suo successore.
Al momento della propria morte, Taney era ampiamente detestato nel Nord e Lincoln ha declinato di rilasciare una dichiarazione pubblica dopo il decesso del Giudice. Taney continua ad avere una reputazione storica controversa e la sua decisione nel caso Dred Scott è ampiamente considerata la peggiore decisione mai presa dalla Corte suprema degli Stati Uniti d'America.
Predecessore: | Segretario al Tesoro degli Stati Uniti d'America | Successore: | |
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William John Duane | 23 settembre 1833 - 25 giugno 1834 | Levi Woodbury | |
Segretari al Tesoro degli Stati Uniti | |||
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Controllo di autorità | VIAF (EN) 35525883 · ISNI (EN) 0000 0001 1619 4493 · CERL cnp00527989 · LCCN (EN) n50009557 · GND (DE) 12909479X · BNF (FR) cb165021478 (data) · J9U (EN, HE) 987007310641105171 · WorldCat Identities (EN) lccn-n50009557 |
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